Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro
In questo post ‘Il viaggio dello scrittore: L’IDEA‘ è possibile riflettere sull’aspirante scrittore, che parte da una condizione umana per raggiungerne un’altra con la scrittura, magari più critica, forse più ansiogena, certamente più consapevole. Forse uno scrittore esordiente potrebbe leggere con attenzione l’articolo dell’autore autorevole di codesta rubrica. Sono sicuro che un’attenta lettura può tornare utile per rivisitare le proprie opere con una più accurata analisi. Un augurio cordiale a tutti gli esordienti per un successo letterario.
Pier Fausto Pon
L’IDEA


IL SENSO DELLA VITA
Un romanzo di Antonio De Martino
IL SENSO DELLA VITA

Il viaggio dello scrittore: L’IDEA
LA DECISIONE
A volte la decisione ci coglie di sorpresa appena svegliati, di mattina presto. Altre giunge dopo un estenuante lavoro ai fianchi che ci siamo auto-inflitti giorno dopo giorno; qualcosa di oscuro ci tratteneva, forse la percezione subliminale che, una volta cominciato il viaggio, nulla sarebbe stato più uguale a prima. Il cambiamento ci spaventava.
La decisione è presa: scriveremo un libro.
Nella grande maggioranza dei casi il grande progetto, “scriverò un libro”, si impone alla nostra attenzione con una tale urgenza da relegare in secondo piano qualunque altra considerazione relativa al progetto stesso: non so come né di cosa parlerà ma scriverò un libro.
Adesso, però, ci vuole l’idea.
L’IDEA
E se la fantasia fosse un muscolo? Certo, chi può esibire una tartaruga di idee da sfoggiare sul petto senza il minimo sforzo, semplice naturale predisposizione, partirà avvantaggiato. Altri, incapaci con quei braccini striminziti, di sollevare non più di un’idea alla volta, scuoteranno la testa di disappunto, perché io no? Non tutti siamo uguali ma se c’è la determinazione ad allargare i propri orizzonti, nulla è impossibile con l’allenamento.
Cominciamo a frugare nell’immaginario, prendiamo la fantasia per il bavero. La scrolliamo per bene, le chiediamo straordinari a cui forse non era abituata. Passiamo in rassegna i libri letti che, se la nostra scelta di scrivere ha un minimo di coerenza, dovrebbero tappezzare gran parte delle pareti della casa. Che sia fantascienza, noir, romance o altro ancora, un genere ci fa battere il cuore più di altri, ci focalizziamo su quello. Percorriamo a ritroso i sentieri del cinema e della fiction, altra fonte inesauribile di ispirazione. Se siamo spettatori attenti del quotidiano, ecco altre valanghe di storie pronte a travolgerci.
I palestrati della fantasia si troveranno a poter scegliere fra un mazzetto di idee, altri ne avranno estratto una a fatica da quel muscolo capriccioso che sembra non giovarsi dei loro sforzi per rinforzarlo.
Eccola davanti a noi, l’idea, pronta a incendiare la nostra storia di interesse. Tutto a posto, allora?
Diffidate.
Non siate troppo indulgenti con l’idea, rigiratela da ogni lato, non concludete troppo in fretta che sia quella giusta. Presenta qualche spunto di originalità? Se pensate di avere partorito qualcosa di davvero nuovo, state attenti, la delusione è pronta a fare a brandelli il vostro legittimo orgoglio. Avete rovistato nel magazzino della memoria, tutte le storie lette, viste, sentite che vi hanno accompagnato, non avete trovato nulla di simile. Se avete 25 anni e anche passate le notti a consumare diottrie sui libri, non peccate di presunzione. Sicuri di avere letto, visto e sentito tutto? Se non siete più dei ragazzini, se pure avete i capelli grigi, o non ne avete più, non peccate di presunzione.
Davvero sicuri di avere letto, visto, sentito tutto?
Parliamo della nostra idea, coinvolgiamo più persone possibili, dilatiamo la rete che imprigiona il nostro immaginario fino ad ottenerne una sottilissima e tenace che vada oltre i sette gradi di separazione. A differenza della lettura del libro e dei timori dei lettori zero, nessuno avrà remore a dire la sua su un progetto in fieri. Ognuno si sentirà coinvolto e sarà facile confrontare la nostra idea con il bagaglio di esperienze di ciascuno, scoprire se ciò a cui abbiamo pensato è davvero qualcosa di nuovo.
Ho condiviso la mia idea con tutte le persone che pensavo potessero aiutarmi, le mie più grandi abbuffate sono sempre state di storie e nonostante tutto non ho trovato qualcosa che assomigli a lei, la mia idea.
Benissimo, ma diffidate ancora.
Un’idea non è un incipit. Un’ idea non è uno spunto. Un’idea non è un personaggio mai visto prima.
Un’idea originale esiste solo se contiene in sé tutto ciò che è necessario allo svolgimento di una trama logica e coerente. “Un’idea, un concetto, un’idea, finché resta un’idea è soltanto un’astrazione. Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione.”, Giorgio Gaber.
Mangiamo la nostra idea, assicuriamoci che non ci vada di traverso. Un esempio per tutti: Flash forward, una serie tv in cui nella prima puntata si immagina che ogni persona perda i sensi per 2 minuti e 17 secondi e abbia una premonizione della stessa durata di ciò che gli accadrà a distanza di un anno. Qualcuno si vedrà sul punto di morte, qualcuno avrà avuto un tracollo economico, altri da poveri si scopriranno diventati ricchi. Come sconfiggere il futuro o incoraggiarlo? Affascinante, ma poi, che succede? Serie interrotta per l’impossibilità degli sceneggiatori di proseguire con una trama coerente, logica, interessante. Pensiamo a Lost, agli sforzi degli autori per mantenere in piedi una storia con un incipit tanto favoloso da non potere garantire una prosecuzione all’altezza dell’inizio. Lo stessa vale per la nostra idea originale: siamo in grado di prevederne uno sviluppo tale da trasformarsi in una storia? Se è così, siate felici e orgogliosi di voi stessi: Stephen King dovrà presto fare i conti con voi.
Sprazzi di originalità, ormai davvero rari, possono talvolta rinvenirsi in alcuni generi: fantascienza, fantasy, horror, distopie che oggi vanno molto di moda, forse proprio per questa ragione: facile trovare una premessa fortissima, difficile, se non impossibile, il più delle volte, costruirvi attorno una storia all’altezza. – Con le dovute eccezioni, una per tutte lo scioccante e notevole Cadavere squisito di Augustina Batzterrica-
Nella maggior parte dei casi l’originalità va ricercata in un personaggio, un particolare punto di vista, una declinazione insolita dei ruoli, una particolare ambientazione. Se è vero che tutto è già stato scritto, è ugualmente vero che in schemi universali come “lui che ama lei che ama un altro”, per fare un esempio, c’è ancora spazio per milioni di altre storie.
Gli articoli di PIER FAUSTO PON
- Il viaggio dello scrittore: L’IDEA 6 Marzo 2025
- IL VIAGGIO DELLO SCRITTORE: LA PAROLA “FINE” 23 Febbraio 2025

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La vostra idea verte su un personaggio? Non occorre rincorrere lo straordinario a tutti i costi, basta intuirne le peculiarità che, narrate dalla giusta angolazione, potranno farlo emergere dall’anonimato o, peggio, dall’ impressione del “Copia e incolla”. Ma non siate pigri. Se il vostro personaggio è un commissario di mezza età burbero e grassoccio che fuma la pipa, sarà difficile che non si pensi a Maigret anche se lo fate vivere in Brianza. La ricerca dell’originalità può condurci su strade perniciose. Se la coppia di investigatori cui state pensando è composta da un giocatore di basket alto 3 metri e un nano da circo, forse dovreste farvi domande sul perché nessuno ci abbia ancora pensato. Lo stesso vale per l’eccesso di caratterizzazione. Se il personaggio su cui imperniate la storia è un professore di latino con un dito sì e uno no alla mano destra, che cammina rasente ai muri e quando è sotto stress, nitrisce come un cavallo, l’originalità a ogni costo soccombe al grottesco non voluto.
Lo stesso vale per i ruoli e i capovolgimenti di genere: non basta mettere due uomini omosessuali al posto di Thelma e Louise, né immaginare un transgender nero che un mattino si trasforma in un grosso insetto per evocare nel lettore quella scintilla di originalità che lo spingerà a leggerci.
Inutile negarlo, proprio perché ogni storia è già stata scritta, spesso la nostra idea condivide parentele più o meno strette con altre trame e personaggi. Solo conoscendo a fondo ciò che ci ha ispirato, potremo prenderne le giuste distanze e fare nostra una storia derivativa senza incappare nella noia del lettore o nel suo rifiuto. Quante volte ci è capitato di sbottare: “Basta, è identico a…”?
Forse un giorno diventeremo bravi e, forti del nostro carisma, accetteremo la sfida di confrontarci con archetipi o icone letterarie senza temere il giudizio del lettore. Oggi, alla vigilia della stesura del nostro primo romanzo, a meno di non possedere un talento smisurato quanto la presunzione, voliamo basso. Rintracciamo una nicchia di originalità nella nostra idea, che sia un punto di vista, una prospettiva insolita, un’angolazione del nostro personaggio che lo rende riconoscibile come qualcosa di solo nostro senza scadere nella banalità, da un lato o, nell’eccentricità a ogni costo, dall’altro.
La nostra idea, più o meno ammaccata, ha superato indenne i diversi crash test cui l’abbiamo sottoposta. È il momento di riproporla al nostro mondo di relazioni, raccogliendo consensi e suggerimenti, fugando gli ultimi dubbi, facendo tesoro degli interrogativi che qualcuno ha posto e a cui non abbiamo saputo rispondere. Riprendetela in mano, adesso non è più pietra grezza ma un ciottolo rotondo e levigato. Qualcosa di pronto per innescare una trama.
Qualcuno, l’idea ce l’ha già. Ci ha accompagnato, a volte tormentato, per anni, ci siamo abituati a coccolarla senza fare sul serio, per poi riporla ancora una volta nei piani meno accessibili della dispensa, quelli con le cose da non buttare che un giorno, magari, non si sa mai. Di solito è la nostra vita che ci afferra per i capelli e pretende di essere scritta, parti e personaggi di una saga familiare che avete sempre ritenuto degna di essere raccontata. A volte una vicenda a tinte forti che, senza coinvolgervi in prima persona, vi ha sfiorato e commosso al punto di volerla condividere con il popolo dei lettori. Naturale che, presa la grande decisione, “scriverò un libro”, le vostre attenzioni si appuntino su questa idea fissa.
Abbiate pazienza.
Potrebbe essere davvero la storia della vostra vita, quella che vi spinge oltre il limite dell’artigianato letterario per condurvi, chissà, sulle sponde del talento.
Non sciupatela.
Non gravatela con tutte le zavorre con cui un dilettante, per quanto ispirato, non può che appesantire la mongolfiera e impedire che il suo romanzo possa prendere il volo. Se non siamo dei talenti puri – e in giro, di questi tempi, se ne incontrano davvero pochi – dobbiamo imparare, migliorare, affinarci. Fare esperienza. Il viaggio non è mai breve né privo di pericoli e le scorciatoie, a volte, possono essere letali e fare precipitare i nostri intenti in un baratro di irresolutezza.
Ne siamo convinti: l’idea funziona. Prima di gettarci a testa bassa a tambureggiare sui tasti del computer la nostra storia, aspettiamo un attimo.
Non roviniamola.
Ne parliamo la prossima volta, se lo vorrete.
Pier Fausto Pon
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