Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro
In questo post ‘Il viaggio dello scrittore: E ADESSO?‘ è possibile riflettere sull’aspirante scrittore, che parte da una condizione umana per raggiungerne un’altra con la scrittura, magari più critica, forse più ansiogena, certamente più consapevole. Forse uno scrittore esordiente potrebbe leggere con attenzione l’articolo dell’autore autorevole di codesta rubrica. Sono sicuro che un’attenta lettura può tornare utile per rivisitare le proprie opere con una più accurata analisi. Un augurio cordiale a tutti gli esordienti per un successo letterario.
Pier Fausto Pon
Il viaggio dello scrittore: E ADESSO?

Abbiamo finito, e adesso?
Dipende da noi.
Cosa vogliamo davvero? Se ci siamo spinti a scrivere per soddisfare un moto interiore esclusivo, qualcosa di simile a un diario personale, potremmo essere già soddisfatti di ciò che abbiamo prodotto, a prescindere dal risultato ottenuto. Che importa se nel mio romanzo ci sono ripetizioni e incongruenze, se il mio italiano troppo o troppo poco scolastico non si eleva mai al di sopra del già sentito, se la storia ricorda tanto quel film che ci è piaciuto da impazzire? Se crediamo a quanto afferma Flaubert, “Madame Bovary sono io”, lì dentro ci siete voi e questo potrebbe bastarvi.

Di sicuro i vostri cari, gli esclusivi fruitori di ciò che avete scritto, apprezzeranno la possibilità, attraverso il vostro testo, di cogliere sfumature di voi ancora sconosciute, magari sorprendenti. Se il nostro intento si limita a questo, possiamo rilassarci. Gl sforzi saranno volti a un flusso di parole libero da ogni tipo di giogo sintattico e contenutistico; l’atto di scrivere si rivelerà, da subito, un piacere liberatorio che ci accompagnerà per tutto il tempo che vi dedicheremo. In questo caso, ogni tentativo di sistematizzare il nostro lavoro, dalla ricerca di un’idea efficace, alla preparazione di una scaletta che programmi e collochi ogni evento al posto giusto nella nostra storia, la ricerca stessa di uno stile personale, potrebbero risultare superflui se non addirittura inopportuni.
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Per quanti la pensano così, e sono tanti, esiste una scorciatoia capace di portarli alla pubblicazione del loro libro senza passare dal via: il self publishing. Niente editor, né correzione di bozze, nessuna autentica valutazione, nessun elemento estraneo si frappone fra voi e il risultato finale. Alla fine, avrete fra le mani il vostro libro, lo potrete fare leggere ad amici e parenti: il fatto stesso di vedere stampato sul frontespizio il vostro nome in veste di autore, non mancherà di provocarvi un brivido di piacere che si rinnoverà ogni volta che vedrete la vostra opera in mezzo a quelle degli autori che avete sempre amato. Si tratterà di un’esperienza di vita che potrete decidere di ripetere o interrompere per dedicarvi ad altro.

Quasi mai gli editori self publishing si manifestano da subito come tali. Sanno che nessuno ama rinunciare a credere di essere scelto, per cui troviamo in rete decine di proposte di valutazione gratuita o concorsi col solo scopo di attirarci con loro e venderci il nostro libro a prezzi più o meno modici. Niente di male, un piccolo espediente che permette agli interessati di godere del brivido della selezione senza subire il disappunto di un rifiuto. Per quelli invece, che ritengono di potere fare a meno di sottoporsi a una selezione, con tutto ciò che ne consegue, credo sia un errore di presunzione che pagheranno con un risultato assolutamente al di sotto delle potenzialità del proprio lavoro.

Poi ci siamo noi: quelli per cui il gesto della composizione ha preso il sopravvento su ogni altra cosa e, da esperienza di vita, si è tramutato in ragione di vita.
Siamo passati attraverso almeno due, tre stesure, limato, rimodellato il tutto. Siamo passati attraverso le forche caudine di qualche valutazione, dovremmo avere un’idea piuttosto precisa sulla qualità del nostro testo svincolata dal giogo della soggettività che ci spinge sempre troppo in alto.
Il nostro romanzo è insufficiente, medio, buono.

In Italia, oltre ai colossi dell’editoria Come Einaudi, Mondadori, Feltrinelli etc, etc, esistono, fra piccole, piccolissime e medie, circa 6000 case editrici non a pagamento. Se è vero che, data la pletora di titoli pubblicati ogni anno, 85000 circa nel 2023, appare difficile, se non impossibile, farsi notare, è altrettanto vero che le maglie della scelta dei piccoli editori sono piuttosto larghe. Per loro è tanto importante avere una squadra di autori da pubblicare quanto per noi, di essere pubblicati.
A patto, naturalmente, che il nostro libro valga qualcosa.

Armiamoci di pazienza, vagabondiamo in rete, avvaliamoci del prezioso contributo fornito da Antonio De Martino che ha compilato una lista di case editrici non a pagamento sul nostro sito, scopriamo le peculiarità di ciascuna di esse, troviamo quelle che ci paiono più affini a ciò che abbiamo scritto. Troveremo di certo qualcuno che apprezza il nostro lavoro e avremo la soddisfazione di essere stati scelti.

Riguardo alla pubblicazione con grandi e medie case editrici, il miraggio inconfessato che attrae ognuno di noi, la strada è tanto difficile e tortuosa da risultare pressoché impraticabile. I tempi per la valutazione di un manoscritto da parte dei colossi sono sempre oltre i 6 mesi, e la possibilità di essere scelti è davvero minima.
Qui potrebbero entrare in gioco gli agenti letterari che vantano entrature privilegiate nelle varie case editrici e potrebbero fare scorrere in un canale preferenziale il nostro lavoro rispetto agli altri. Scelta rischiosa che comporta una spesa non indifferente e il rischio di affidarsi a millantatori che, a fronte di presunte “conoscenze importanti”, non fanno altro che alleggerirci del nostro denaro per poi proporci piccole case editrici che avremmo potuto trovare da soli. A me è capitato un paio di volte.
Secondo me, se abbiamo maturato la convinzione di avere scritto qualcosa di davvero buono e originale, proponiamo il nostro libro alle grandi case editrici senza intermediari e aspettiamo. Bernardo Zannoni, l’autore de I miei stupidi intenti, ha fatto così ed è stato premiato con la pubblicazione con Sellerio.
Abbiamo ricevuto una o più proposte da diverse case editrici, quale scegliere? Valutiamo secondo le affinità del nostro mondo creativo con quello della casa editrice; confrontiamo i modi e i toni con cui siamo stati contattati: il genuino interesse, se non un manifesto apprezzamento del nostro lavoro dovrebbe spingerci in quella direzione.
Se abbiamo intrapreso questa strada irta di difficoltà e delusioni, accettando il confronto spietato col mondo esterno, senza averlo formalizzato siamo guidati da intenti ben precisi. Il primo, l’auto-affermazione della nostra creatività, lo abbiamo realizzato nel momento in cui ci siamo sottoposti al lungo lavoro di revisione e confronto del nostro testo.
Sappiamo di avere fatto del nostro meglio. Il secondo intento è la gratificazione di essere stati scelti: il nostro lavoro è piaciuto a qualcuno che ha deciso di credere in noi. Il terzo intento è quello, per quanto mi riguarda, che mi preme di più: essere letto. E temo che questo sia l’aspetto più spinoso e frustrante del nostro viaggio: la promozione dell’opera. La piccola casa editrice demanda all’autore l’intero peso o quasi di questo aspetto fondamentale.
Se siete persone molto attive sui social, forse vi districherete bene fra la giungla delle migliaia di titoli proposti, altrimenti sul vostro libro calerà l’oblio. Per quanto mi riguarda non sono stato capace di andare oltre la creazione di un profilo su Instagram, che è stato seguito regolarmente solo dalle mie conoscenze.
Anche la presentazione nella mia città ha raggiunto poche decine di persone, oltre al prevedibile pubblico di amici e conoscenti. Con un alto tasso di ingenuità pensavo che la strada giusta fosse quella di inviare il libro ai vari blog letterari, e sottoporlo al loro giudizio, nella speranza che piacesse e se ne parlasse. In entrambi i casi questa proposta è stata bocciata come qualcosa di antico e inutile. Da parte delle case editrici nessuno sforzo, se non qualche intervista on line, sempre ascoltata unicamente dai soliti noti.
Non voglio salutarvi con parole impregnate di pessimismo. La prossima volta saremo più bravi, magari saremo scelti da una casa editrice più grande, forse potremo fruire di una vera promozione che dia al nostro libro la possibilità di essere letto.
Perché la frustrazione più grande è pensare che, se il nostro lavoro è molto piaciuto al ristretto numero di lettori a cui è giunto- e abbiamo imparato a distinguere l’apprezzamento di comodo dalla genuina approvazione- potrebbe piacere anche a una più vasta schiera di lettori. Ancora più desolante il pensiero che tutto ciò accada a prescindere dal valore assoluto del nostro testo, che potrebbe essere anche elevato. Non avremo mai la possibilità di saperlo?
Andrà meglio la prossima volta, altrimenti, non importa. Come dice Beckett: “Prova di nuovo, fallisci di nuovo, fallisci meglio”.
P.S. Spero di avere suscitato interesse, lo schema che ho proposto è frutto di molte delusioni tatuate sulla pelle che mi hanno spinto all’elaborazione di un abbozzo di metodo che potrebbe servire a qualcuno. Senza alcuna presunzione, continuo il viaggio. Mi piacerebbe condividere con altri il loro percorso, parlarne, confrontarci: non c’è intelligenza artificiale che possa avvicinarsi al risultato di uno scambio sincero di idee fra persone che condividono un cammino. In veste di editor, sono a disposizione di chi voglia essere affiancato da me in questa veste. A titolo gratuito ovviamente, nello spirito più autentico del sito che ci ospita.
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