di Lucia Triolo

la cavalcata del dolore d’esserci
“ Chi cavalca così tardi nella notte e nel vento?”
W. Goethe, il re degli Elfi
Questa è la vicenda di un dolore impossibile
consumato al galoppo
nei campi a distesa di un cuore arso
come stoppia
tra file d’ alberi fantasma e
crepe di fantasmi che si concedono
a una boscaglia dopo l’altra
a voler disarcionare dalle tue ciglia
lacrime che non scendono ma salgono
Una storia che non c’è
-non c’è mai stata e mai ci sarà-
una stregoneria
che passa attraverso parole che trafiggono
veloci
il tempo che abbiamo
e solo quello
(era un inquisitore quel
pettine che mi baciò la spalla
e mi lasciò il suo marchio?)
e che vendiamo a poco prezzo
a una sorte d’accatto
-che tutto si piglia
nei luoghi comuni-.
Mi hanno beccata calva e spettinata
a contare le dita di una mano
tagliata
poi dell’altra e a sbagliare,
a sbagliare a contare
perché non arrivavo a 10
e le mie dita invece le avevano
le chiome degli alberi.
E anche il cielo non c’era più
Solo i fantasmi non conoscono
l’esasperazione
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