Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro
In questo post Il “De amicitia” di Cicerone, una lezione senza tempo è possibile riflettere sull’importanza dei classici. Forse uno scrittore esordiente potrebbe leggere con attenzione l’articolo dell’autore autorevole di codesta rubrica. Sono sicuro che un’attenta lettura può tornare utile per rivisitare le proprie opere con una più accurata analisi. Un augurio cordiale a tutti gli esordienti per un successo letterario.
CARMINE DI GIUSEPPE
Il “De amicitia” di Cicerone, una lezione senza tempo

Il “De amicitia” di Cicerone, una lezione senza tempo
di Carmine Di Giuseppe
È accaduto ancora: un classico è tornato al centro del dibattito pubblico grazie all’Esame di Stato. Quest’anno, il testo che i maturandi del Liceo classico dovevano tradurre dal latino è stato un passo tratto dal Laelius de amicitia di Cicerone. Un brano che ha riportato l’attenzione su un’opera che, sebbene composta oltre duemila anni fa, parla con sorprendente attualità all’uomo contemporaneo. In un’epoca dove l’amicizia è spesso confusa con la connessione digitale, leggere Cicerone significa tornare alla radice umana, profonda, spirituale del legame tra due persone libere.
Nel “De amicitia”, Cicerone esplora il significato del vincolo amicale attraverso la voce di Lelio, l’amico di Scipione l’Africano. Non è solo un piccolissimo trattato filosofico: è una meditazione su cosa significhi fidarsi, condividere, essere leali. Ma, soprattutto, è un libro sulla libertà. Non quella politica o economica, ma la più radicale: la libertà interiore che nasce dalla consapevolezza della propria identità e dalla scelta libera e consapevole delle relazioni che vogliamo coltivare.”
Cicerone scrive che l’amicizia vera esiste solo tra uomini giusti, perché solo chi è retto e libero interiormente può amare senza calcolo e senza interesse. Questo è un punto decisivo. In una società dove spesso le relazioni sono consumate e condizionate da tornaconti, tornare a leggere il “De Amicitia” è come respirare aria pulita. È un invito alla sincerità, alla responsabilità verso l’altro, a un dialogo che non si piega al potere ma si fonda sul rispetto reciproco.
Dopo la prova d’esame, ho avuto l’occasione di discuterne con alcuni miei ex alunni. Il confronto è stato ricco, vivace, a tratti persino commovente. Abbiamo parlato di quanto il pensiero ciceroniano sia ancora vivo, delle sue ricadute sull’attualità – dove spesso le parole “amicizia”, “libertà” e “verità” sono svuotate o strumentalizzate – e persino del mondo della scuola, che è luogo privilegiato dove questi valori possono, o dovrebbero, essere trasmessi. La scuola, ritengo, nonostante tanti problemi burocratici che assillano i docenti e a volte gli stessi studenti, è ancora oggi uno spazio di amicizie vere e formative, ma anche un luogo dove si impara a diventare liberi nel pensiero e nelle scelte.

Non è un caso che proprio in un esame tanto atteso, così carico di significato per tanti studenti italiani, sia stato proposto un brano che parla di fedeltà, di altruismo, di dignità morale. L’Esame di Stato diventa così non solo una prova scolastica, ma anche un’occasione di crescita civile e personale. Leggere un autore come Cicerone significa capire che la libertà non è solitudine, ma scelta consapevole di relazioni autentiche.
Essere liberi grazie a un libro: è questo il dono più autentico che la grande letteratura sa offrirci. Non si tratta solo di evasione o di cultura, ma di una forma profonda di liberazione interiore. I grandi libri ci strappano alla superficialità, ci sottraggono al rumore delle risposte facili, e ci riconsegnano il peso – e la bellezza – delle domande vere. Ci aiutano a immaginare un mondo più giusto, più umano, più degno di essere vissuto.
Ricordo ancora quando, da giovane liceale, incontrai per la prima volta il “De amicitia” di Cicerone: fu una rivelazione. Quelle parole antiche, così lucide e vibranti, mi parlarono con forza inattesa. Mi ci sono affezionato al punto da tenerlo con me come punto di riferimento per molte delle amicizie che sarebbero nate dopo, accompagnandomi nel discernere ciò che vale e ciò che dura.
Oggi ho una speranza: che un adolescente, leggendo Cicerone grazie a una traccia d’esame, possa fare un’esperienza simile, sentendo la forza viva delle sue parole. Perché se ancora riusciamo a discutere di amicizia, di virtù, di libertà leggendo un autore antico, forse è segno che le parole contano davvero. E che la libertà – quella più profonda, che nasce dalla conoscenza di sé e dal pensiero critico – passa ancora, spesso, da un piccolo, silenzioso, grande libro.
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