Auto pubblicarsi o essere pubblicati?

di Franco Maria Pelizzari

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Auto pubblicarsi o essere pubblicati?

I tempi dell’auto pubblicazione sono ormai maturi e non c’è alcuna differenza tra l’uno o l’altro percorso, nessuna casa editrice investe su un nuovo autore, sembra debba essere lui stesso a doversi fare strada.

L’auto pubblicazione è efficace? Si possono raggiungere risultati soddisfacenti?Come fare? Dove auto pubblicarsi? Potrei andare avanti all’infinito a farmi domande di questo tipo, in realtà siamo arrivati al punto in cui queste domande non hanno più senso. Perché non solo è possibile, ma è anche necessario.

Perché?  Analizzando il mercato italiano, ci sono due case editrici, una fetta assai consistente del mercato, che hanno centinaia di negozi propri in cui vendono libri, in taluni in abbinamento a cibo, vino, salame, ecc. Sono dunque in realtà più librai che editori, in ogni loro negozio ci sono migliaia di titoli che aspettano solo di essere acquistati. In questa situazione, perché mai dovrebbero pubblicare il libro di uno sconosciuto? E se poi va male e non vende? Mettetevi nei panni di un editor, deve far leggere il libro, farlo correggere secondo i propri parametri, una nuova copertina, il contratto con l’autore, la stampa, le recensioni, tutta una serie di cose per poi magari fare un flop. Meglio vendere i libri che già sono sul mercato, anche editati da altri, tanto poi se un libro vende, allora sì che ci si può accaparrare l’autore, chi direbbe di no a un grande editore?

Ma se invece sono lo scrittore, devo sempre sottostare a questo gioco al massacro? Ecco che arriva la necessità di auto pubblicarmi. Mi consente di andare oltre, io e solo io decido tutto, le correzioni a chi farle fare, la copertina come la voglio, se decido che il titolo dev’essere rosso, sarà rosso, la dimensione del carattere, far sempre iniziare il nuovo capito nella pagina destra, anche a costo di avere qualche pagina in più, pensate un pò che spesa folle! 

E vogliamo parlare delle percentuali che restano all’autore? Da un editore, se va bene, è il 10%, pagato più o meno una volta all’anno, solo sui libri venduti in libreria, quelli non venduti dopo un pò vanno al macero. Nell’auto pubblicazione il 70% sull’ebook e il 60% sul cartaceo, pagati ogni mese, senza alcuna possibilità di errore, si può vedere ogni secondo come vanno le vendite, si è supportati con strategie mirate per fare la giusta promozione con costi molto contenuti.

Allora ben venga l’auto pubblicazione e tutti i suoi vantaggi.

Io l’ho fatto, ho appena iniziato quindi non ho ancora alcun riscontro che possa avvalorare quanto sopra scritto, eppure sono certo che arriverò a ottimi risultati. Certo, per vendere non è sufficiente una vetrina. Bisogna aver scritto un buon libro, se non lo fosse le recensioni lo boccerebbero subito e non basterebbe la promozione a sostenerne le vendite. E questo è ovviamente un altro aspetto positivo, come se potesse farsi strada solo ciò che ha valore, pensate un pò. Credete sia sempre così anche nelle librerie di cui sopra? Già, com’è giusto che sia i libri devono essere scritti bene e devono dare qualcosa a chi li legge. Ed è tutto dovuto al fatto che in questo mercato libero è il lettore che decide cosa gli piace e cosa no. Vi pare poco? E’ il grande crogiolo che nasce da internet, tutti possono dire qualcosa, ci sarà chi dice stronzate, ma anche chi dice cose belle e utili da ascoltare e leggere, ognuno di noi può scegliere il modo per esprimersi, perché io credo che ognuno di noi abbia qualcosa da dare e da dire.

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Un commento su “Auto pubblicarsi o essere pubblicati?

  1. D’accordo su tutto però bisogna superare il pregiudizio di non pochi che pensano che il self publishing sia di serie b e con questo pregiudizio sparano recensioni su Amazon. Sulle recensioni voglio dire un’altra cosa. Se non si hanno amici e fan che ti aiutano con buone recensioni, un certo numero di franchi tiratori ti affossa il libro è ce ne sono. Io li chiamo i critici letterari di Amazon.

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