L’eredità dei vivi

Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro

MARIA ROSA GIANNALIA

L’eredità dei vivi
di Federica Sgaggio

   La passeggiata letteraria di oggi ci porta in Veneto e precisamente nella zona del veronese.

   Il libro che vi presento, molto recente, è di una scrittrice contemporanea che in questa sua opera si cimenta col genere biografico. Si tratta di un’autrice assai originale, i cui scritti io amo molto, che mi colpisce per l’uso di una scrittura particolarmente mossa che mescola i registri linguistici in una comunicazione letteraria estremamente empatica.

   Desidero fare una piccola premessa: quando si parla di romanzi di genere biografico, bisogna andarci cauti. Questo particolare genere si presta a parecchie insidie: può capitare, infatti, che un autore proponga la storia della vita di una persona affettivamente importante e, spinto dall’urgenza del dire, dimentica che le narrazioni si inscrivono all’interno di un maxi genere letterario che è quello del romanzo. Il quale poi, dopo l’eventuale pubblicazione, viene offerto ai lettori appunto come “libro” che racconta di una vita, e, quindi, insieme ai fatti, dovrà dire qualcosa del modo di vedere e di interpretare quella vita da parte dello stesso autore.

    Se è vero che il successo di una storia ben raccontata consiste nella capacità del suo autore di attrarre il lettore facendolo immedesimare (o anche prendere le distanze, ovvio) dal /dai personaggi, è altrettanto importante che ogni scrittore che scrive biografie vere o finzionali, deve tenere conto di questo elemento. In altre parole la storia raccontata deve potere anche far parte dell’immaginario e/o del vissuto del lettore che si può in essa rispecchiare oppure prenderne le distanze. In ogni caso l’esperienza raccontata deve potersi mettere in rapporto al mondo dei lettori.

 Nel caso del libro L’eredità dei vivi– l’autrice Federica Sgaggio riesce nel difficile compito di raccontare una storia che la riguarda da vicino – quella della propria madre – e collocarla in un contesto di società che noi contemporanei conosciamo bene, inserendola in un paradigma nel quale i lettori possono riconoscere la matrice generativa di molte inquietudini e disagi sociali. Perciò io mi sento di affermare che questa biografia riesce a distaccarsi dalla contingenza e dall’urgenza del dire da parte della sua autrice per parlarci anche di una società – ancora nostra- piena di pregiudizi nei confronti della disabilità, male organizzata e complice di certa politica di walfare più supportata da un atteggiamento di “carità pelosa” che da una seria programmazione in funzione del benessere collettivo. 

   La protagonista del romanzo è Rosa, una donna del sud nata a Solofra in provincia di Avellino e trasferitasi adolescente nell’Italia del nord, precisamente a Vicenza, dove la sua provenienza grava come uno stigma nella cultura di arrivo. Per tutti lei non si discosta dal cliché pregiudiziale che dà per scontato che i meridionali siano sporchi, brutti e cattivi, per citare il titolo di una celebre opera cinematografica.


Invece Rosa sposa un uomo bello, autoctono, e con lui va a vivere a Verona dove rimarrà tutta la vita. L’unione non si presenta delle più felici per le caratteristiche dei due sposi: molto autoritario e piuttosto prepotente lui, molto sanguigna e poco incline alla sottomissione- come la sua provenienza avrebbe potuto far credere- lei. Ad aggravare il quadro, la nascita, dopo una bella bambina primogenita, di un altro bel bimbo che ha la sfortuna di incappare in un errore fatale del personale dell’ospedale, dove egli, nato prematuro, era stato posto in incubatrice.
Per questo funesto caso, il piccolo porterà per tutta la vita il peso di una grave menomazione che ne farà un disabile dipendente dalla famiglia e, nello specifico, dalla madre Rosa.


 Questo è il fatto che dà l’avvio alla tribolazione della donna e dell’intera sua famiglia che dovrà barcamenarsi, senza molte risorse, lungo l’arco temporale che va dagli anni sessanta agli anni dieci del duemila circa. Questo è il nucleo della narrazione di questa biografia che diventa biografia anche della famiglia dove il cardine fondamentale è costituito, appunto, da questa donna coraggiosa.   L’autrice riesce a ritrarla all’interno del contesto politico di quegli anni: Rosa è una donna che sente il sessantotto, che lotta per l’acquisizione dei diritti delle donne, per il diritto di contare in politica e di determinare anche le scelte del welfare sociale.

“Sei stata la meridionale al posto sbagliato, una di quelle che «e se eava, ciò», una di quelle che si lavano, ciò. Dall’inizio del ’59 sei diventata la terrona, nuovo rinforzo per un’identità altra. Sei stata una fidanzata sbagliata, sei stata una moglie bellissima e delusa, sei stata la madre ferita di Francesco. Con la tua licenza elementare sei stata un pezzetto di Berkeley sul Bacchiglione e poi sull’Adige. Sei stata gli anni Settanta, le Br e Gustavo Selva, le discussioni in bagno con mio padre che si radeva col giornale radio delle sette di mattina. Che tensione, prima di andare a scuola. Sei stata le femministe, la legge sul divorzio e quella sull’aborto.”

   Bastano queste parole a dipingere con molta chiarezza il posto di Rosa nella società di quegli anni.  Lei non accetterà mai che la disabilità del proprio figlio Francesco venga trattata come fatto individuale che afferisce, quindi, alla sola famiglia. La disabilità deve essere intesa come aspetto sociale che investe, da una parte, la responsabilità dello stato e, dall’altra, il ruolo educativo delle istituzioni, prima tra tutte la scuola. La disabilità non deve escludere ma includere rispettando però l’alterità del disabile, fornendo i mezzi opportuni perché egli possa sentirsi parte integrante del consesso dei normali, nella consapevolezza però che egli non sarà mai un normale come certa cultura ipocrita vorrebbe che fosse.

    I temi di questo romanzo sono tanti: accanto a quelli succitati della disabilità e del razzismo nord Vs sud, campeggia su tutti il contrastato rapporto madre-figlia pieno di amorosa rabbia della figlia nei confronti delle intemperanze della madre e della completa assenza in quest’ultima di ipocrisia. Cosa questa che la farà tenere a distanza da parte delle altre donne, anche di quelle compagne dell’avventura contrastata delle proteste contro le istituzioni con i loro codici di comportamento e i protocolli privi, secondo Rosa, di buon senso.

    Ne viene fuori un quadro narrativo particolarmente movimentato dove non insistono piani temporali disegnati secondo una preordinata struttura ma dove piuttosto i segmenti narrativi emergono direttamente dall’affluire dei ricordi della scrittrice. Ne consegue un lungo e fluente dialogo tra quest’ultima e i lettori che non possono che partecipare dei sentimenti sia della protagonista che dell’autrice stessa, parte in causa della medesima narrazione.

    La scrittura è vivacissima in quanto alterna i colori del parlato dialettale di Rosa, con la narrazione distesa del registro medio, per passare successivamente alle riflessioni con linguaggio analitico tipicamente giornalistico, dal quale emerge la formazione primaria dell’autrice che si è affacciata alla scrittura prima di tutto come giornalista.

   Tutto ciò determina una vivacità narrativa che induce la lettrice/il lettore a penetrare i sentieri del narrato compartecipando agli eventi e ai sentimenti quasi mai col consueto distacco dalla pagina scritta.

Breve nota biografica

Federica Sgaggio vive tra Verona, dove è cresciuta e dove ha lavorato come giornalista, e Galway, in Irlanda, dove studia letteratura inglese. Ha pubblicato i romanzi Due colonne taglio basso (Sironi 2008) e L’avvocato G. (Intermezzi 2016), e il saggio Il paese dei buoni e dei cattivi.

Perché il giornalismo, invece di informarci, ci dice da che parte stare (minimum fax 2011). Nel 2015 ha curato con Catherine Dunne la raccolta italo-irlandese Tra una vita e l’altra (Guanda; uscito con il titolo Lost Between: Writings on Displacement per New Island Books).

Da Wikipedia a questo link:

https://www.google.com/searchq=Federica+Sgaggio&oq=Federica+Sgaggio&aqs=chrome..69i57j69i60.64741694j0j15&sourceid=chrome&ie=UTF-8

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