Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro
In questo post ‘LIBERO IN UN LIBRO: Serve leggere i “Classici”?‘ è possibile riflettere sull’importanza del libro. Forse uno scrittore esordiente potrebbe leggere con attenzione l’articolo dell’autore autorevole di codesta rubrica. Sono sicuro che un’attenta lettura può tornare utile per rivisitare le proprie opere con una più accurata analisi. Un augurio cordiale a tutti gli esordienti per un successo letterario.
CARMINE DI GIUSEPPE
LIBERO IN UN LIBRO: Serve leggere i “Classici”?

Ho terminato da poco di rileggere uno dei classici della Letteratura italiana del Novecento: “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. L’ho trovato bello e avvincente come la prima volta che l’ho letto, anni e anni fa, durante gli studi liceali. Anzi, posso affermare che l’ho trovato ancora più bello, poiché l’ho riletto alla luce di tante esperienze letterarie che si sono sedimentate nella mia coscienza e nella mia formazione culturale. Esperienze che hanno contribuito fortemente a farmi diventare ciò che sono adesso, che mi hanno permesso di comprendere, oggi meglio di ieri, come “Il Gattopardo” sia un potente romanzo incentrato sull’idea di caducità della vita e sul senso della fine incombente. Ha scritto, infatti, a questo proposito, Italo Calvino: “I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).

Serve, quindi, leggere o casomai rileggere un “classico”?
Sicuramente sì! Qualcuno, giustamente, si potrebbe chiedere: Ma perché serve?
Perché leggere in generale, e leggere un “classico” in particolare, non è solo un esercizio prettamente scolastico, ma è un libro che deve saperci sorprendere a ogni pagina, a ogni capoverso. Non deve necessariamente insegnarci qualcosa ma dobbiamo essere aperti all’evenienza di scoprirvi qualcosa di nuovo, di straordinario, che non sapevamo oppure che conoscevamo in maniera incompleta. Leggerne uno ti offre l’infinità possibilità di compiere un viaggio nella storia, nella cultura e, soprattutto, nell’animo umano.
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Un “classico” non è assolutamente un libro vecchio e datato o, peggio ancora, impolverato, poiché racconta storie che non invecchiano mai. Le sue pagine hanno la capacità non solo di trasportarci in un’epoca lontana ma anche di parlarci in un linguaggio “antico” ma sempre nuovo. Ci parlano di amore, di guerre, di avventure, di solitudine, di speranza, di paura e di amicizia. Leggerne uno oppure tanti è straordinario, è come avere una conversazione con coloro che hanno vissuto prima di me, di noi, che hanno provato le mie stesse emozioni, hanno sentito le stesse cose che sente ciascuno di noi.

Chi volesse avvicinarsi a un classico non deve obbligatoriamente tornare troppo lontano nel tempo: può fermarsi, momentaneamente, al secolo scorso, il Novecento. Scegliere e leggere un classico del “secolo breve” è un’esperienza incredibile. È come aprire una finestra sui grandi eventi che si sono succeduti: un periodo fatto di

rivoluzioni, due guerre mondiali, dittature varie, l’annientamento nell’uomo nei campi di concentramento nazisti e nelle foibe, la Resistenza, i dopoguerra con la ricostruzione, i cambiamenti sociali e culturali, la conquista dello spazio; tutti i sogni, i dolori e il desiderio di rinascita dell’uomo contemporaneo. Basta, infatti, una pagina di Cesare Pavese per sentire la malinconia dell’uomo moderno, che ancora ci attanaglia; un racconto di Italo Calvino per volare, spaziando tra fantasia e logica; una frase di Primo Levi per comprendere appieno cosa voglia dire resistere contro ogni ostacolo, anche quando ciò ci sembra impossibile. Ma non solo. Attraverso le loro storie, questi e tanti altri scrittori parlano di solitudine, amore, amicizia, libertà, memoria e identità, argomenti che toccano ogni generazione.

Qualunque autore, qualsiasi “classico” scegliamo o sceglieremo ci aiuterà, sicuramente, a formarci come cittadini consapevoli, a pensare e a coltivare empatia e spirito critico.
In un’epoca dominata dalla velocità e dalle distrazioni digitali, fermarsi a leggere un “classico” del Novecento, ma anche di altri periodi della storia della letteratura, italiana o di qualunque altro paese, è un gesto prezioso, un modo unico per crescere, capire il mondo e soprattutto riuscire anche a capire un po’ se stessi. Naturalmente non è indispensabile essere esperti o grandi lettori. Serve solo una cosa: la voglia di scoprire storie vere, profonde, che sanno, incredibilmente, toccarti il cuore.

Infine, è necessario, prima di avviarci nella scelta, capire e rispondere a una domanda atavica: Che tipo di lettura può toccare e scuotere il mio cuore?