Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro
In questo post ‘PASSEGGIATE LETTERARIE: L’igiene dell’assassino’ è possibile riflettere su un modo personale di analizzare un testo che ci rende consapevoli di molteplici aspetti di un’opera letteraria. Forse uno scrittore esordiente potrebbe leggere con attenzione le analisi dell’autrice autorevole di codesta rubrica. Sono sicuro che un’attenta lettura può tornare utile per rivisitare il proprio manoscritto con una più accurata analisi. Un augurio cordiale a tutti gli esordiente per un successo letterario.
PASSEGGIATE LETTERARIE
Igiene dell’assassino

PASSEGGIATE LETTERARIE: Igiene dell’assassino di Amélie Nothomb
L’igiene dell’assassino
Di Amélie Nothomb ed.Voland 2008
Recensione di Maria Rosa Giannalia
Questo è il romanzo di esordio della scrittrice Amélie Nothomb libro che l’ha imposta nelle classifiche di vendita in Francia e non solo.
La prima edizione è del 1992 in Italia è stato pubblicato da Voland nel 1997.
Al premio Nobel per la letteratura Prétextat Tach restano solo due mesi di vita. La stampa di tutto il mondo implora un’intervista con lo scrittore, che una feroce misantropia tiene isolato da anni. Quattro giornalisti lo incontreranno ma, con una dialettica in cui si mescolano logica e malafede, il Grande Scrittore si prenderà gioco di loro e li annienterà sul piano personale e professionale. Il quinto invece, una donna, gli terrà testa, e l’intervista diventerà interrogatorio, poi duello senza respiro. Un romanzo quasi interamente dialogato, anche perché nessuna forma si avvicina altrettanto alla tortura.
L’architettura narrativa di questo romanzo si può senz’altro definire straordinaria per la geniale trovata dello stile fondato esclusivamente sui dialoghi con pochissime parti narrative a margine.
Tale forma stilistica efficacissima corrisponde perfettamente al plot narrativo: si tratta di cinque interviste al premio Nobel di cui sopra da parte di cinque giornalisti professionisti e dunque la forma dell’intervista non può che essere la scelta più giusta. Ma in questo romanzo c’è ancora un’altra caratteristica che va rilevata: la narrazione è condotta sul filo del dialogo. Gioiranno sicuramente i lettori che trovano nei dialoghi la forma più interessante per appassionarsi alla lettura di un libro. Ma gioiranno ancor più per la qualità degli enunciati sottesi ad ogni dialogo strettamente coerenti e conseguenti al discorso del protagonista dal nome quasi impronunciabile: Prètextat, Tach, scrittore, fine dicitore, nonché uomo di grande cultura e di raffinato pensiero.

L’innegabile cultura del protagonista è esattamente all’opposto della sua figura fisica: i giornalisti , pochissimi e selezionati, si trovano davanti una figura ridondante di un uomo glabro e anche un po’ disgustoso alla vista, dalle abitudini alimentari a dir poco estremamente caloriche che lo fanno essere poco piacevole. Ma l’intelletto di cui Prétext è dotato annulla in toto qualsivoglia capacità dialettica dei primi quattro giornalisti che vanno ad intervistarlo. Nessuno di loro ha la capacità di tenergli testa, tanto che dopo le prime battute, essi sono costretti ad andar via senza nulla avere scritto sul conto del premio Nobel, umiliati proprio sul campo della dialettica e del ragionamento affilatissimo.
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Unica persona che sa tenergli testa è straordinariamente una donna, giovane ma agguerritissima e decisa a non andar via dalla sua casa se non con un’intervista degna di una pubblicazione di successo nel suo giornale.
La donna non si fa scoraggiare mai, sa combatterlo con le stesse armi dialettiche con cui il protagonista l’affronta sicuro di destabilizzarne il piglio deciso e determinato.
Così non sarà, perché la donna lo inchioderà ad una serie di domande che scavano nel profondo della sua coscienza, nel suo passato, nella sua stessa adolescenza. E questo sarà per Prétextat un elemento essenziale e nel contempo micidiale che non gli darà scampo. La giornalista lo conduce a riflettere su sé stesso, a ricostruire le immagini della sua adolescenza, della sua famiglia, del castello in cui è nato e cresciuto e da cui si è allontanato per sempre, per arrivare ad un finale costruito dalla giornalista che gli tende una tela di ragno in cui imprigionarlo per sempre. Ed è attraverso questa tessitura sottile ma solida che poco per volta affiorerà la verità sulla sua vita dello scrittore, una verità scomoda e dannosa per l’immagine che lui si è creato attraverso la sua scrittura.

Infine la giornalista smaschera il protagonista, autore di un gesto orribile ma innocente nella motivazione. Lei, Nina si chiama, ha ancora un altro grande merito nei confronti del premio Nobel: lo metterà nella condizione di concludere il suo ultimo libro prima di morire ed è per questo che lui accetta di buon grado tutte le staffilate che lei le infligge con i suoi ragionamenti.
Ma, come spesso capita, solo quando si è alle strette vengono fuori delle risorse insperate. E una di queste sarà proprio quella con la quale il premio Nobel si prenderà la rivincita sulla giornalista ma solo riconoscendone meriti e intelligenza molto più simile alla propria di quanto la giornalista stessa sia disposta a credere.

-Non vede che anch’io la imploro? Mi aiuti a dare un senso a questa storia, e non abbia la malafede di dirmi che non abbiamo bisogno di senso: noi ne abbiamo bisogno più di chiunque altro. Si metta nei miei panni! Sono sessantasei anni che aspetto di incontrare una persona come lei, quindi non cerchi di farmi credere che sia la prima venuta. Non può certo negare che un’intervista del genere sia stata orchestrata da uno strano denominatore. Glielo chiedo un’ultima volta – dico un’ultima volta perché la pazienza non è il mio forte – e la scongiuro, mi dica la verità: chi è lei?
-Che dirle sig. Tach.
– Come che dirle! Non ha nient’altro da rispondermi?
-Sì, ma ha voglia di sentire la risposta?-
-Preferisco la peggiore delle risposte a un’assenza di risposte.-

E la risposta non potrà che essere di quelle definitive: una staffilata finale che determinerà un finale inaspettato anche dal lettore più scafato ma assolutamente congruente con tutta la narrazione.
E’un libro da leggere assolutamente in quanto accosta la bella scrittura, l’inventio narrativa e una tipologia di “giallo” insolita che lascerà spiazzato ogni lettore.

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Ero titubante se leggere la recensione o no perché ho iniziato da poco ” Igiene dell’assassino” e temevo di esserne condizionata, ma sono rimasta entusiasta per come è stata realizzata l’analisi dalla prof.ssa Mariarosa Giannalia. Suscita curiosità e voglia di conoscere la storia conferendole una certa suspence/appeal e prendendo per mano il lettore e conducendolo in una dimensione linguistica affascinante e unica. Voglio completarlo al più presto
Grazie Mariarosa.