Le reali possibilità per uno scrittore esordiente di pubblicare il proprio libro
In questo post IL VIAGGIO DELLO SCRITTORE: LA PAROLA “FINE” è possibile riflettere sull’aspirante scrittore, che parte da una condizione umana per raggiungerne un’altra con la scrittura, magari più critica, forse più ansiogena, certamente più consapevole. Forse uno scrittore esordiente potrebbe leggere con attenzione l’articolo dell’autore autorevole di codesta rubrica. Sono sicuro che un’attenta lettura può tornare utile per rivisitare le proprie opere con una più accurata analisi. Un augurio cordiale a tutti gli esordienti per un successo letterario.
Pier Fausto Pon
IL VIAGGIO DELLO SCRITTORE: LA PAROLA “FINE”


IL SENSO DELLA VITA
Un romanzo di Antonio De Martino
IL SENSO DELLA VITA

IL VIAGGIO DELLO SCRITTORE: LA PAROLA “FINE”
Avete apposto la parola “FINE” là sotto, al centro della pagina. Sono passati mesi, a volte anni, da quando avete cominciato, se avete un notebook potete permettervi il gesto teatrale di chiuderlo con un colpo secco, un sipario calato sui vostri sforzi. E adesso, che fare? In questi mesi, o anni, avete sperimentato la solitudine, forse non ci eravate abituati. L’avete percepita quando il vostro compagno o la vostra complice, la migliore amica o amico, dopo avere manifestato grande interesse, spesso entusiasmo, al vostro proclama più o meno dimesso, “scriverò un libro”, si sono pian piano defilati. Li avete osservati ben presto addurre le scuse più fantasiose per sottrarsi ai vostri tentativi di coinvolgerli in una rilettura o nell’ennesima disamina di uno snodo della trama; qualcuno, forse, si sarà spinto al punto di evocare le “cavallette” come Jake-Belushi Blues nei Blues brothers, per liberarsi di voi e della vostra insana monomania.
Il romanzo è finito, non avete dubbi, o ne avete molti: oscillate fra il “capolavoro assoluto” e il “niente male”, vi sostenete con un “meglio di tanti che ho letto”. Mentre fantasticate nel chiuso della vostra immaginazione su voi da Fazio che ha rimandato un collegamento col papa per intervistare la nuova, scintillante penna da oltre un milione di copie, cresce in voi una ineluttabile consapevolezza: qualcuno deve leggerlo. Non vedete l’ora ma avete anche tanta paura: la vostra creatura, più indifesa e fragile di un piccino di sei anni al primo giorno di scuola, gettata nelle fauci del mondo esterno!
IL LETTORE “ZERO”
Non siete soli su questa terra, come avevate temuto per tutto il tempo speso a elucubrare sul romanzo. Le persone che ci stanno accanto, i nostri affetti, non vedono l’ora di leggere il prodotto dei nostri sforzi e di farci dimenticare quelle “cavallette” a cui sono colpevolmente ricorse. Se vivete un rapporto di coppia il lettore zero sarà il partner: più che una scelta, un obbligo vissuto come tale da entrambe le parti. Tu, navigante di lungo corso, impegnata da una vita a mantenerti in piedi, in equilibrio precario, su una barchetta sballottata dai marosi di una convivenza pluriennale, lo hai visto seduto per ore a quella scrivania, lo hai veduto sprofondare in lunghi silenzi. Il romanzo, il romanzo, il romanzo: un fiume in piena che ha travolto ogni suo altro interesse. Adesso è il momento di mostrare empatia, condivisione, partecipazione. Anche tu, appena entrato in una relazione importante, non puoi nasconderti che leggere quel dannato libro che la tua lei ha completato dopo ore e ore a rimuginare davanti al pc, sia un passo determinante per voi due.
E noi scrittori ad aspettare febbrili il responso.
Il prezioso file è stato consegnato, con plateale noncuranza, alla fine di uno scambio di battute di ordinaria quotidianità, “Quasi dimenticavo, ti ho mandato il file del libro”. Domenica pomeriggio, una pioggerella capricciosa invita a rimanere in casa. La tampiniamo di sottecchi mentre prende il notebook, lo accende e si accoccola sulla poltrona. Perfetto. Rintuzziamo un fastidio crescente mentre la cogliamo a leggere gli ultimi post sui social invece di gettarsi a capofitto sulla nostra opera. Apre il file, ok. Ci tradiamo un paio d’ore dopo, quando non sappiamo trattenerci da un “ti piace?” che suona ridicolo prima ancora di avere terminato di dirlo, cui lei risponde con un sorrisetto che appare più di compatimento che di partecipazione. Ci asteniamo da ulteriori commenti, scrutiamo giorno dopo giorno quel sopracciglio destro tanto amato e temuto che lei alza in un certo modo particolarissimo per sottolineare un film brutto, una frase infelice, una caduta di stile. Lei, impietrita da quello sguardo obliquo inchiodato su di lei, per paura di essere fraintesa, si cristallizza nella immobilità di una statua etrusca. Cerchiamo di non avere fretta, resistiamo stoicamente anche se è davvero difficile comprendere come si possa interrompere una lettura di tale pregnanza per futili motivi come il lavoro, la cena, il riposo notturno, le abluzioni mattutine.
Dopo tanto, troppo tempo, il verdetto: “Bello”, “Bellissimo “, “Capolavoro “.
Che altro potevamo aspettarci? Non va meglio con l’amico del cuore, quello che ci conosce meglio di noi stessi. Perché rischiare di incrinare un rapporto solido, o di logorare con un commento incauto un sodalizio già’ sfilacciato?
Quindi “Bello”, “Bellissimo”, “Capolavoro”.
Un collega di lavoro, meno coinvolto nella nostra esistenza, ma pur sempre vicino? Difficile trovarne uno che non sia intossicato, come voi del resto, da pillole di antagonismo tali da avvelenare, nel vostro giudizio, qualsiasi possibilità di un responso obiettivo. Un cliente cui prestate la vostra opera attuale, in attesa, e sarà breve, ne siete certi, di potervi mantenere con la scrittura? Rischioso. Se ci sono in ballo interessi economici, al “Bello”, “Bellissimo”, “Capolavoro “, potrebbe seguire la richiesta di uno sconto a svuotare di obiettività ogni commento.
Inutile, quindi, il lettore zero, se non come ingranaggio indispensabile da attivare in una dinamica di coppia? Non è così. Abbiamo partorito un bimbo, ci è costato tanta fatica. Anche se nessuno potrà accudire il nostro scarrafone meglio di noi, la mamma soja, mani gentili sapranno accoglierlo con garbo prima di essere gettato fra le fauci del mondo. E poi quei “Bello”, “Bellissimo”, “Capolavoro “, anche se partigiani, ci regalano una scorta di fiducia a cui dovremo presto attingere quando il nostro piccolo dovrà cominciare a camminare sulle sue gambe.
Un’ultima considerazione sul lettore zero: se il vostro lui, la vostra lei, se ne esce con un “Brutto”, “Penoso”, “Schifezza totale”, smettete di pensare al libro, avete cose più urgenti da sbrigare: chiamate un bravo civilista e preparatevi al prossimo divorzio.
Gli articoli di Pier Fausto Pon
- Il viaggio dello scrittore: L’IDEA 6 Marzo 2025
- IL VIAGGIO DELLO SCRITTORE: LA PAROLA “FINE” 23 Febbraio 2025

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LA SCHEDA DI VALUTAZIONE.
È ora di affrontare il mondo esterno. Il nostro senso critico, per quanto anestetizzato dalle lodi del o dei lettori zero, non può non percepire la necessità di un giudizio meno viziato da legami personali. Anche perché il lettore zero, dopo le lodi di prammatica, è molto evasivo e non va oltre giudizi stringati al limite del criptico.
Desiderate sapere di più sul vostro romanzo.
Esistono agenzie che propongono due diverse tipologie di valutazioni al neo- scrittore: la valutazione gratuita e quella a pagamento.
La valutazione gratuita cattura la nostra attenzione e ci pare, fin da subito, la soluzione ideale. Non ci poniamo il problema del perché uno sconosciuto dovrebbe impiegare del tempo a valutare gratis un nostro romanzo per fornirci un giudizio articolato, già lo sappiamo: vogliono aggiudicarsi la corsa ai diritti del nostro capolavoro. Intossicati come siamo da un immaginario cinematografico in cui opere letterarie vengono contese e vendute a suon di milioni, dimentichiamo la cruda realtà: in Italia ogni anno escono circa 85000 nuove opere con una media di vendita poco al di sopra delle 2000 copie. Aumenta il numero degli aspiranti scrittori, diminuisce quello dei lettori.
E il mercato si adegua: il guadagno non proviene più, per le agenzie, dal nostro libro. Il mercato siamo noi.
Lo scopo della valutazione gratuita? Agganciarci per poi proporre una serie di servizi, naturalmente a pagamento. Non per soldi ma per denaro, come ci raccontava Billy Wilder in un film di tanti anni fa. La scheda sarà abbastanza esauriente, toccherà tutti i punti del nostro lavoro, dall’idea, alla struttura, la definizione dei personaggi, lo stile, la possibile collocazione nel mondo editoriale. Potremmo definirla una versione succinta di quelle, molto più dettagliate e approfondite, che propongono le agenzie a pagamento. Con una grossa differenza di fondo: il giudizio che ne emerge gronderà melassa. Pericoloso spaventarci con giudizi troppo trancianti che potrebbero indurci a fare un passo indietro. La storia è come minimo abbastanza buona, i personaggi convincono, lo stile abbastanza personale, la struttura abbastanza coerente.
ANCHE SE.
Certo, il testo abbonda di errori formali, per cui viene proposta una correzione di bozze. Per chi ancora non lo sapesse, una revisione degli errori grammaticali, sintattici, dei refusi presenti nel testo. Certo, la storia e la struttura non sono male ma esistono errori che vanno corretti con un editing superficiale, che ne controlli e riveda le inesattezze. Meglio ancora un editing profondo, l’intervento di un professionista che, insieme allo scrittore, analizzi e modifichi il romanzo in ogni sua criticità per renderlo migliore e appetibile per le case editrici. Una scheda positiva ci invoglierà ad affidarci a persone che hanno saputo cogliere i significati più reconditi del nostro romanzo, che ci hanno capito.
Meglio essere chiari: se anche il vostro lavoro vale, presenterà di certo aspetti migliorabili da ogni punto di vista. Il punto è che queste agenzie, più che a mostrarci il reale valore del nostro lavoro, sono interessate a evidenziarne la perfettibilità attraverso prestazioni che si rivelano la loro principale fonte di guadagno.
Cosa c’è di stonato?
Quando un testo viene accettato da una casa editrice il processo che conduce alla sua pubblicazione passa attraverso una fase di editing in cui un professionista, l’editor, affianca lo scrittore per risolvere le criticità, più o meno grandi, presenti nell’opera. Questo processo, che sottrae la storia alla soggettività dell’autore, permette di superare errori e smussare imperfezioni di ogni tipo. Una volta raggiunto l’obiettivo, ottenuto in simbiosi con l’autore, è bene precisarlo, il testo passa a un correttore di bozze che ne elimina gli errori formali, prima di passare alla stampa.
Torniamo alla nostra scheda di valutazione gratuita.
Mi hai detto che la storia c’è, la struttura è coerente, il testo è buono, i personaggi validi, i dialoghi incisivi. Naturale che il tutto vada rivisto per essere perfezionato, per questo la figura dell’editor è ritenuta imprescindibile per il successo di un libro. Ma se tutto è già abbastanza buono, perché il mio lavoro dovrebbe essere sottoposto a un’opera preliminare di editing? Ci lavorano ai fianchi con la blandizie, vogliono rappresentarsi come i nostri migliori amici. Il loro lavoro è procacciare servizi all’agenzia. Facile la controprova: dopo avere ricevuto una scheda di valutazione elogiativa con annessa proposta di editing, provate a dire no. Ecco arrivare a stretto giro di mail la contro-proposta di rappresentanza. All’improvviso, il testo va bene così. L’editing proposto non è più così determinante per piazzare il nostro romanzo. A questo punto l’agenzia si accontenta del denaro per la rappresentanza dell’autore nel tentativo di collocare l’opera presso una casa editrice. Denaro che, badate bene, sarà versato in anticipo, senza alcun rischio di impresa per l’agenzia che incassa senza potere garantire l’efficacia del servizio. Se ci fosse logica e coerenza, la stessa agenzia, qualora noi avessimo accettato i servizi di editing e correzione bozze proposti e perfezionato un testo già valido, dovrebbe garantire la rappresentanza a titolo gratuito. Non è così.
Diverso il mercato delle agenzie che propongono schede di valutazione a pagamento. Sono agenzie più blasonate, che possono vantare contatti ed entrature con case editrici importanti, da quelle medie alle big dell’editoria. Lo specchietto per le allodole è proprio questo: noi valutiamo il vostro testo, a pagamento, si intende, con la promessa che, se l’opera risulterà valida, ne assumeremo la rappresentanza editoriale gratis. Scorriamo nella pagina dei loro clienti gli autori pubblicati con Mondadori, Feltrinelli, Sellerio, gli occhi ci luccicano di aspettativa.
Ritorniamo per un attimo alle cifre dell’editoria italiana, ricordate l’incredibile cifra di 85000 libri pubblicati ogni anno? Se 85000 sono i testi pubblicati, una stima per difetto ci conduce a pensare che saranno almeno 4, 5 volte di più quelli proposti che non riescono a essere pubblicati. 200, 300000 aspiranti scrittori che aspirano a emergere dall’anonimato. Le agenzie più grandi hanno poco interesse a rappresentare un esordiente che, salvo rarissime eccezioni, raggiungerà qualche migliaio di copie vendute anche se collocato in una casa editrice di una certa importanza. Si tengono stretti i loro autori di punta, quelli con un nome che, da solo, garantisce vendite a cinque zeri e a loro lustro e visibilità. Ma sono le migliaia di opere da valutare che giungono in agenzia il loro pane quotidiano. Se scorriamo la pagina “Chi siamo” del loro sito, scopriamo che sono in pochi, 4, 5 persone al massimo a occuparsi di tutto, dalle schede ai servizi editoriali di editing, correzione bozze, marketing e rappresentanza. Se stilare una scheda di valutazione comporta, oltre la lettura attenta del libro, qualche ora di impegno, ben diverso è lo sforzo necessario per gli altri servizi, molto più onerosi in termini di tempo e, in proporzione, peggio retribuiti. Un esempio pratico: se per una scheda di valutazione che proporrò a 300 euro, io, agente, impiegherò un totale, diciamo, di una decina di ore in tutto, per un editing di 200 cartelle, per cui in media si chiedono 700-800 euro, il tempo impiegato sarà quantificabile in decine e decine di ore. Ne consegue un atteggiamento opposto rispetto alle agenzie con scheda gratuita. La scheda è molto approfondita e scandaglia il testo in ogni suo aspetto, mettendo in rilievo in maniera spietata ogni criticità. Poiché il guadagno è già insito nella compilazione stessa della scheda, non c’è bisogno di lusingare lo scrittore con lodi o smancerie gratuite. Spesso, la sensazione è che queste agenzie vogliano scoraggiare il cliente dal proseguire in un percorso di servizi editoriali, con tutta probabilità per la mole di lavoro assorbita dalla compilazione delle schede di valutazione, il servizio cui tengono davvero.
Riepiloghiamo: le agenzie con scheda di valutazione gratuita propongono un servizio che, per il numero di opere che li avrà raggiunti proprio in virtù del fatto di non essere a pagamento, sono brevi, approssimative, positive a prescindere. Pensate a quei 200, 300000 scrittori desiderosi di sapere di più sulla loro opera: la maggior parte sarà passata di qui. Questo comporta il reclutamento da parte delle agenzie di persone non professioniste per la compilazione della scheda o, nella migliore delle ipotesi, uno sguardo talmente veloce da parte dei titolari da risultare più che lacunoso.
Le agenzie con schede di valutazione a pagamento sono sempre il frutto del lavoro di professionisti che ne fanno un vero e proprio biglietto da visita e non possono, quindi, permettersi passi falsi in termini di qualità del servizio. Il loro giudizio, non viziato dalla speranza di ulteriori guadagni, è la cosa più vicina alla realtà che ci possiamo aspettare nell’analisi del nostro lavoro, con tutta la spietatezza che ne consegue.
Meglio, quindi, la scheda di valutazione a pagamento? Non ho detto questo.
Torniamo alla parola “fine”. Se non siamo affetti da un disturbo narcisistico della personalità, nutriamo dubbi che il o i lettori zero, non hanno potuto o voluto dissipare. Non siamo professionisti, un giorno forse diventeremo bravi e la consapevolezza raggiunta di un certo valore letterario farà crescere di pari passo la nostra sicurezza. Per adesso ci sentiamo soli, indifesi, incompresi, pronti a rifugiarci nell’auto-commiserazione al primo ostacolo che ci si frappone davanti. Dobbiamo accumulare quanta più fiducia possibile per riempire il serbatoio dell’autostima. E allora, ben venga la scheda di valutazione gratuita. Quelle parole rassicuranti sono come un balsamo sulle ferite mentali prodotte dall’incertezza riguardo il nostro valore, ci faranno bene, a patto di fare lo sforzo di andare oltre l’apparenza e sapere leggere fra le righe.
Tre possibilità: 1) La scheda racconta di un romanzo scritto in un buon italiano, con una certa nota di stile, una interessante idea di fondo, in cui la struttura e i personaggi sono funzionali alla storia. Dimenticate la proposta di editing posta alla fine ma leggete con attenzione i motivi per cui vi viene proposta: vengono sempre posti esempi parziali, il compilatore non vi farà il regalo di mostrarvi tutte le criticità del testo che, a quel punto, potreste tentare di correggere da soli. Non accontentatevi di rimanere a galla a “fare il morto” fra gli elogi, prendete il respiro e immergetevi nelle acque torbide di quei riscontri negativi camuffati da belle parole che, di sicuro, troverete. Qui si sussurra fra le righe che il protagonista ha un percorso incoerente nella storia; più avanti si pone qualche garbatissimo dubbio sulla verosimiglianza della trama. Ancora, si azzarda l’ipotesi che lo stile sia un pochino ampolloso, avverbi e aggettivi a mitraglia. È il momento di tornare a riflettere sulla nostra opera, rileggere e riconsiderare il tutto alla luce di quanto avete saputo filtrare dalla melassa buonista in cui siete sprofondati. Non siete offesi, né vi sentite umiliati. Loro vi hanno capito, il testo è buono, vale la pena fare qualche piccola verifica. Scoprirete che sì, in effetti, quelle critiche occultate fra le lodi non sono poi campate in aria, cominciate a programmare qualche correzione, a vedere la storia con occhi diversi, intravedete un’oggettività che non avevate neppure preso in considerazione. In questo gruppo potete trovare la quasi totalità delle opere valutate e, se sarete abbastanza caparbi e onesti per farlo, da un’accurata analisi fra elogi sperticati e criticità mormorate, potrete trarre la differenza fra quello che è ritenuto un buon testo, uno appena mediocre, uno scadente, fino all’autentica schifezza. Se avete scritto un capolavoro e ricevete una scheda di valutazione commossa, passate oltre, presto ci guarderete da lassù, l’empireo degli scrittori, con benevola curiosità: il talento puro emerge sempre, io ci credo. Se al contrario, leggete nella vostra scheda di svarioni grammaticali, errori lessicali, bestialità sintattiche, non pensate che una correzione di bozze possa aiutarvi, ci vorrebbe altro e forse è il caso di pensare alla petanque o al sudoku.
Avete dissepolto uno scrigno di criticità ben nascosto nella scheda di valutazione gratuita, ci avete pensato su.
Adesso tornate al lettore zero.
È passato un mesetto, il tempo impiegato in media per la consegna della scheda di valutazione gratuita. Banale dirlo, diffidate di chi vi risponde in una settimana: o non ha altro da fare, o non avrà concesso più di una scorsa velocissima al vostro testo. Avete acquisito un minimo di serenità, il tempo vi ha costretti a uno sguardo più distaccato verso il frutto dei vostri sforzi. Per cui, il secondo approccio con il lettore zero sarà meno drammatico. Lei o lui non si sentiranno più minacciati da quello sguardo allucinato da “Sturm und drang” con cui gli abbiamo consegnato il nostro lavoro appena ultimato e si sentiranno legittimati a rispondere alle nostre domande su quei punti deboli emersi dalla valutazione. Di solito avremo conferme, spesso si aggiungeranno altre osservazioni preziose su zone oscure della nostra storia che, in prima istanza, il lettore zero non aveva osato porre.
Siete pronti a una prima correzione del vostro testo facendo tesoro di ciò che è emerso finora.
In modo soft siete saliti di qualche gradino sullo scalone della consapevolezza, intravedete l’umiltà, adesso siete disposti ad accettare una critica senza indignarvi per un delitto di lesa maestà. Senza esserne del tutto consci, siete approdati a una seconda stesura più matura e organica, quale che sia il valore iniziale del vostro lavoro.
È il momento di gettarvi fra le fauci di una valutazione a pagamento. Ci vorrà più tempo, di solito un paio di mesi, altro tempo utile a divincolarci da quel cappio di ossessività con cui la nostra storia aveva tentato di strangolarci. Inutile girarci attorno: il responso sarà scioccante. Due casi: il testo viene più o meno massacrato, ci piovono addosso difetti e criticità che ancora non conoscevamo o pensavamo di avere corretto in maniera esaustiva con la seconda stesura. Responso negativo su tutta la linea. Il primo impulso è un rifiuto netto: ma chi si crede di essere questo qui, come si permette, tutte cazzate! Chiudete la mail, seppellite la rabbia scomposta che vi afferra sotto uno strato di tempo sufficiente a placarla. Rileggete la scheda, il vostro inconscio lo ha già fatto di nascosto. Questo è vero, anche questo, su questo non sono d’accordo ma quest’altro appunto negativo è corretto. Che fare? A questo punto se, nonostante la shitstorm che vi è piovuta addosso credete ancora nelle potenzialità della storia, tentate una terza stesura. Se non riuscirete a raddrizzare il racconto, vi servirà comunque per elaborare il lutto che seguirà all’abbandono definitivo del libro. Non sarà stato tempo perso in ogni caso: non siete più dei novellini, se il germe della scrittura si è rintanato nel vostro cervello e non ne vuole sapere di uscirne, la prossima volta affronterete le difficoltà e le delusioni con le mostrine del graduato e una nuova consapevolezza.
Se invece il testo viene ritenuto valido o accettabile nella sua spina dorsale, per quanto infarcito di errori strutturali di vario tipo, il consiglio è di non gettarsi a capofitto fra le braccia di un editor a pagamento. Fate vostre le critiche, ripensate il tutto, siate più sistematici e affrontate una terza stesura che farà maturare voi e il vostro libro in maniera esponenziale. Solo allora potrete cominciare a intravedere certezze: la storia vale, i difetti erano questi, vi ho messo mano, credo di averli risolti. Il percorso compiuto vi regalerà una lucidità che vi permetterà di coglierne altri che nessuno aveva ancora menzionato, scoprirete cos’è davvero funzionale alla storia e cosa superfluo, se non solo un dannoso fardello da eliminare. MI fermo qui sull’argomento perché ciò che deciderete di fare dopo dipende, secondo me, dalle vostre aspettative. Se ne avrete voglia, ne parleremo più avanti.
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Vi saluto, se vorrete, alla prossima.

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